Ok, sono tornata. Scusate, ma avevo un male incurabile (raffreddore) che mi ha lasciato ancora strascichi.
Torno oggi perché è la giornata contro la violenza sulle donne. E vi avviso che sto per scrivere qualcosa di molto impopolare, basti pensare che ne abbiamo parlato al lavoro e non ne ho trovato uno d’accordo con me. Neanche tra i maschi. Ma siccome sono sicura di quello che dico, questa riflessione è destinata a trovare spazio sul mio blog.
Partiamo da ciò che è condivisibile. La violenza, fisica o psicologica, contro le donne (ma anche contro bambini e animali, cioè contro chi, per tradizione, viene percepito come più debole) è una cosa vomitevole. Per me un uomo violento andrebbe appeso per le palle a un palo e lasciato al pubblico ludibrio. Se poi penso che c’è ancora qualcuno che dice: “Ma la colpa è della donna che si lascia sottomettere” mi salgono i sorci verdi e devo prendere un maalox.
Ma cos’è la violenza sulle donne? Ultimamente c’è stata gente che si è divertita a filmare delle donne che camminavano per strada vestite normalissimamente (“della gente”, leggi: campagna di Hollaback, un’organizzazione contro le molestie per strada, che riprende la passeggiata di una ragazza per le strade di New York. Esperimento poi ripreso a Roma) , e a bollare come molestia ogni interazione sociale.
Ora, si ha un bel dire che i vari “sciao bela” “Ciao, mi sposi” e fischi vari sono molestie. La teoria comune è che si parta da lì per poi arrivare alle mani, ma è come dire che dalla marjuana si passa alla coca. Probabilmente tutti i consumatori di coca hanno provato la marjuana, ma il contrario non è vero. Non è affatto detto che chi fischia per strada non sia magari dolce e premuroso con la propria ragazza.
Una mia collega afferma che “Se cominciamo ad accettare i fischi e i saluti, accettiamo e confermiamo l’idea che la donna sia alla continua mercé dell’uomo”. È un ragionamento che può avere senso, ma io la vedo in un modo diverso.
Se uno mi dice “Ciao bella” per strada e io la considero una molestia, a rigor di logica dovrei denunciare l’autore della frase. E il carabiniere di turno mi riderebbe in faccia. Questo dalle femministe incallite verrebbe preso come la dimostrazione che gli uomini (e magari il carabiniere è pure meridionale!) non ci prendono sul serio.
In realtà, secondo me, assurgendo il “ciao bella” a molestia sessuale, perdiamo di vista, e rendiamo quindi meno importante, ciò che molestia lo è davvero. Io mi sono sentita molestata due volte: quando un mio amico, in simpatia, mi ha dato una pacca sul culo (guadagnandosi uno schiaffo) e quando un mio ex collega mi toccava vistosamente la gamba di fronte ad altri, e io non potevo fare altro che guardarlo male. Eppure queste due persone le conosco, e so che non picchieranno mai la fidanzata, e che non vedono la donna come creatura inferiore. Questo per dire che la percezione, tirata in ballo spesso durante il dibattito, lascia un po’ il tempo che trova. Legalmente deve esserci un confine chiaro su cosa sia una molestia e cosa un gesto di maleducazione. Io non mi sento onorata, quando mi fischiano per strada, la ritengo una mancanza di rispetto, ma anche passarmi davanti alla cassa, e non ho mai sentito nessuno che stigmatizzasse la cosa.
Questa non è violenza sulle donne. Un fischio ti fa sentire una donna oggetto? Beh, scusa se te lo dico, ma il problema è più tuo. Uno ti fissa e ti fa sentire un oggetto? Tu non fissi mai la gente? Perché io, ad esempio, fisso molto spesso le donne per capire come hanno ottenuto quella sfumatura di ombretto meravigliosa et similia, e di sicuro non le sto molestando. Dal “Ciao bella” a uno sguardo, se andiamo di percezione, tutto può essere bollato come molestia, e a mio parere questo può diventare molto pericoloso. Come fanno a prendere sul serio le donne che accusano il marito di violenza psicologica? Magari erano le stesse infastidite da un fischio. Si, certo, lei dice che il marito non fa che ripeterle che non vale niente, ma vatti a fidare di una che vive il “ciao bella” come molestia…
Ecco, questo è il mio pensiero. La percezione non può essere il confine tramite cui si definisce una molestia. Perché continuando così si arriva al fatto che uomini e donne dovranno camminare per strada fissandosi i piedi (e di questo passo le donne non moriranno di femminicidio, perché andranno prima a sbattere contro un palo).
Bon, ora potete pure lapidarmi. Ma per favore, risparmiate Prandy: lasciatemi le mani per aprirgli le scatolette.
8 responses to “Violenza sulle donne: il rischio di esagerare”
Interessante spunto di riflessione. Senz’altro quello che affermi sulla percezione è il pane degli avvocati…poi sulla differente sensibilità maschile/femminile si possono riempire biblioteche. Specie, come dici tu, su cosa può essere considerato mancanza di rispetto (cosa però ben diversa dalla violenza). Ma non ti sembra altrettanto esagerato (al limite del sessista) indire una giornata contro la violenza sulle donne piuttosto che contro la violenza in generale? Lo stesso dicasi per la legge contro il femminicidio (oltre tutto, parola veramente brutta).
Non ho un particolare giudizio sulla giornata di per sè. Può essere un buon modo per sensibilizzare, ma mi chiedo perché non una giornata sulla violenza contro bambini e animali
condivido in pieno sia il pensiero che sia fuori luogo dedicare una giornata alla lotta alla violenza sulle donne, sia la questione del reato di femminicidio. Ogni violenza, ogni omicidio, contro chiunque, dovrebbero essere condannati allo stesso modo e con la medesima fermezza, altrimenti diventa davvero discriminatorio..!
Ah sul reato di femminicidio sono d’accordissimo. Però le giornate di sensibilizzazione ben venga, solo non vedo perchè solo contro la violenza sulle donne.
Approvazione all’articolo: le norme sarebbe meglio non si basassero sulle percezioni (e io vorrei sapere quanto posso rifarmi gli occhi senza che una nonnina mi denunci per uno sguardo strabico)
Il sito è fatto con WP, ma io non riesco a seguirlo… passerò saltuariamente
Perdonami, ho letto solo ora il commento (il sito era in fase di restyling quest’estate!)
Cosa intendi che non riesci a seguirlo? Non funzionano gli RSS o non ti arrivano le newsletter?
Per il resto siamo d’accordo: basare le regole sulla percezione altrui vuol dire, di fatto, non avere regole!
Ha ragione chi dice che il problema non è tanto di chi subisce certe attenzioni ma di chi viene sollecitato dalla visione che le stimola. Perché avviene ciò? Se il sesso ( la difficoltà da parte dell’uomo ad usufruirne secondo natura) non fosse una delle primarie fonti di speculazioni per soggiogare l’umanità “civilizzata” (non civile) e se le donne anziché farsi illudere da personaggi spregevoli si occupassero di se stesse attraverso la conduzione della famiglia che intendono crearsi, occupandosi soprattutto dell’educazione dei propri figli e delle necessità psicofisiche (sessuali) dell’uomo da esse stesse scelto (per l’unione, l’uomo propone la donna dispone), tali comportamenti fastidiosi ed imbecilli da parte di alcuni passanti, non avverrebbero. Si ricordi, in parole povere, si pensa quasi ossessivamente e si apprezza il cibo solo quando si ha fame . La persona satolla è indifferente anche al buon odore che quest’ultimo può trasmettere, tutto al più, un uomo può ammirare una belladonna, se è stato ben educato in famiglia, con discrezione, come si ammira un fiore o un cielo variopinto da un tramonto di sogno.
Dissento su tutto ad esclusione delle ultime due righe