Il mio sarà un minimalismo soft. È stata la prima cosa che ho pensato quando ho costruito la nuova strategia comunicativa di questo blog e il suo piano editoriale.
Come sai se mi seguivi attentamente, da un po’ avevo chiuso il profilo Instagram, e Facebook languiva in un angolo. Questo stato di cose era dovuto a una crisi personale relativa a ciò che stavo facendo.

Come andavano le cose?

Bene ma non benissimo. Facciamo una premessa: io non vivevo di blog e di collaborazioni. Sono una copywriter e una social media strategist, quindi scrivo per altre persone e insegno a gestire profili social, prevalentemente Facebook e Instagram. Questo lavoro mi piace, e ancora di più mi piace l’insegnamento, su cui ho “pestato” molto in questi ultimi due anni: ora ho tre insegnamenti universitari e per ora, su questo fronte, mi do una calmata.

Il lavoro di blogger e instagrammer, invece, è nato per caso. All’inizio non c’era nemmeno progettualità, ho contattato due aziende e poi hanno cominciato a contattarmi altri brand. Mi piaceva tantissimo parlare di fashion e beauty, ma c’era un problema gigantesco: nel mio ambiente di lavoro, parlare di moda e trucco non è considerato un lavoro, a prescindere da come uno lo fa. Puoi essere insomma Chiara Ferragni o l’ultima bloggerina analfabeta, stai comunque rubando soldi ad allocchi. Ora, chiunque abbia una minima esperienza relativa agli ambienti di lavoro sa quanto possono essere pesanti le innocue frecciatine, se ripetute. E io sono anche una che non ci fa più di tanto caso, ma se hai 15 persone che lavorano con te e ognuna ti fa una frecciatina al mese, magari anche in buona fede, vuol dire che più di un giorno su due (considerato che il sabato e la domenica stavo a casa) devi alzare gli occhi al cielo e prenderti un Maalox. Per farla breve: ho riflettuto per un mese per decidere se mollare il lavoro o mollare il blog e Instagram, anche perché a questi dedicavo 16 ore a settimana ed era giunto il momento di capire se era il caso di continuare a investirle: mi rallentavano nel lavoro. Alla fine ho scelto di chiudere e tenere solo il blog, molto sporadicamente e di investire tutte le energie sulla mia carriera lavorativa.

Perché ho scelto il copywriting e i social media?

Ovviamente ci sono un sacco di ragionamenti che ho fatto, ma il motivo principale è che, pur piacendomi entrambe le cose, il settore fashion e beauty potevo continuare a seguirlo come hobby, mentre stare sui social per hobby non ha nessun senso, visto che ogni giorno cambia qualcosa e devi essere aggiornato.

Perché sono tornata con il minimalismo?

Ti ho spiegato perché sono andata via (lo avevo già spiegato su IG, ma qui si capisce meglio), ora non mi resta che spiegarti perché sono tornata. Quando valutavo se mollare il blog, pensavo che mi sarebbero mancati un sacco i prodotti che ricevevo, cambiare quotidianamente più look che mutande e poter provare in anteprima ogni nuovo rossetto. Non è stato così, anzi. Man mano che passavano i giorni, mi sentivo sempre più a disagio quando guardavo quelle cose. Non te lo so spiegare bene, so però che non c’entra la sostenibilità ambientale né l’etica delle multinazionali. Era una cosa che riguardava solo me in relazione ai trucchi e ai vestiti: non mi dava più gioia creare gli outfit e i trucchi e forse era solo perché non ci vedevo più un ritorno economico, ma questo mi ha spinto a farmi domande sul mio rapporto con gli oggetti. Intendiamoci: mi trucco ogni giorno da quando avevo 18 anni e al massimo su internet potevi trovare dei forum scrausi, mi sono sempre preparata gli outfit la sera prima e ho sempre letto riviste di moda. Quello che cambiava era proprio il mio rapporto con gli oggetti che andavano a formare questo outfit: ho indossato ininterrottamente per un anno la collana di perle che mi hanno regalato per i 18, e per 5 mesi sono andata in giro con due soli rossetti (non li fanno più, ma il numero me lo ricordo ancora!). Nei due anni su Instagram invece cambiavo continuamente, non mi sono affezionata davvero a nessun capo di abbigliamento, se non forse a due cappelli (che non a caso avevo comprato io). Così ho cominciato una sorta di percorso di disintossicazione che non si è ancora concluso, ma mi ha fatto così bene che d’ora in poi voglio parlare prevalentemente di questo.

 

minimalismo

Perché non parlo di minimalismo?

In questi due anni ho letto un sacco, penso di aver letto tutti i libri delle professional organizer a partire da Marie Kondo, e ho guardato tanti video YouTube sul minimalismo. Tutto questo mi ha fatto capire che io non sarò mai minimalista come lo intendono le persone davvero minimaliste: non avrò mai nell’armadio 35 capi a stagione, probabilmente su cinque giorni avrò 4 collane diverse, e mi pare irrispettoso, oltre che controproducente, chiamare il mio nuovo approccio con lo stesso nome che utilizzano delle persone che riuscirebbero a far stare la loro vita in 30 metri quadri. Così l’ho chiamato “minimalismo soft” o meglio Bradimalismo. Per farti un esempio pratico: dopo i due anni su Instagram avevo 130 rossetti. Ne ho buttati 40 (regalare rossetti non mi sembrava il massimo). Ora ne ho 90. Lo so, sono tanti. Eppure li indosso tutti, mi piacciono! Quando scadranno probabilmente non li ricomprerò, perché alcuni hanno una tonalità simile, ma non mi fa sentire a disagio con me stessa avere 90 rossetti. Li conosco come le mie tasche, so i loro nomi e spesso anche i loro numeri, li amo. Questo per me è il minimalismo: non è una questione prettamente numerica, riguarda il nostro rapporto con le cose. Non intendo nemmeno smettere di comprare, o disfarmi di tanti vestiti: continuerò a fare le pulizie di primavera, sicuramente comprerò molto meno, ma lo shopping rimarrà una cosa importante per me. Ho semplicemente deciso di riprendere ad amare le cose che ho, di legarle ai ricordi che creo e di darci un valore (che come ricorda I love shopping è molto diverso dal prezzo).

Dove puoi seguirmi?

Principalmente qui. Ti racconterò meglio questo percorso diviso nei vari ambiti che trattavo prima, parlerò ancora di shopping e di wishlist, ma con la consapevolezza che molto spesso rimarranno un grumo di bit e non saranno mai effettivamente comprate. Ah, manderò anche una newsletter mensile dove troverai alcuni file gratuiti legati al planning e tutti gli altri contenuti che non voglio sventolare ai quattro venti sul blog.

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In ogni caso, spero che vorrai essere parte di questo nuovo viaggio: anche se sarò Bradimalista, rimango sempre Bradipocondriaca!

 

 

2 responses to “Il Bradimalismo: la nuova direzione di questo blog”

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