È un bel pomeriggio di luglio, io e Prandy stiamo inveendo senza energia contro Caronte e ZAC: a darmi il colpo di grazia arriva questa intervista alla nostra Alessandra Moretti. A parte che invidio tantissimo Angela Sannai, che ha raccolto quest’ennesima gaffe. A parte che il sottotesto, anche abbastanza esplicito, della Moretti suonava più o meno come un: “Eh, vedi mo’ che se tiravo fuori le zinne magari vincevamo!”, con buona pace delle femministe di cui parlavo qui. A parte che a me la Moretti non è mai stata particolarmente simpatica.

A parte tutto ciò, non volevo parlare di lei, ma della campagna elettorale che le hanno fatto e di un mio film mentale in proposito (no, niente zinne, ma spero sia più divertente di un soft-porn). Dunque, visto che l’ho già scritto da qualche parte, non è un segreto per nessuno che vorrei curare una campagna elettorale. Per questo da tempo prendo appunti su quelle locali (città e regione, perché se le seguissi tutte i miei clienti evaporerebbero giustamente come il gelato fuori dalla finestra perché non li coccolerei abbastanza): annoto quello che secondo me è più azzeccato e gli errori che non avrei fatto. È un mio hobby, come il calcio. E chissà che, come il calcio, un giorno diventi remunerativo.

Beh, lo dico con imbarazzo: non ho trovato errori nella campagna elettorale della Moretti. E lo dico appunto con imbarazzo, perché nessuna campagna elettorale può essere perfetta, quindi evidentemente non sono ancora abbastanza brava e non colgo tutti i meccanismi sottesi (ma migliorerò!).
“Perfetta?? – direte voi – Ma se ha combinato un disastro!” Certo, ha combinato un disastro dopo l’altro, ma lo ha fatto da sola. Se notate, tutte le gaffe le ha fatte quando era fuori controllo, soprattutto nelle trasmissioni televisive o quando la sorprendevano in altri modi (vedi quando è stata raggiunta dai cinque stelle per firmare la richiesta dei tagli agli stipendi dei politici). In quei casi l’addetto alla comunicazione non può farci proprio niente, a parte mettersi le mani nei capelli e piangere.

Ricordo la frase di un mio amico in tempi non sospetti: “Con il voltafaccia di Tosi è la volta che il Pd vince in Veneto. Devono solo trovare un modo per farla stare zitta”. Massimo ci vedeva lungo, e secondo me era anche la strategia comunicativa che avevano impostato i suoi responsabili della comunicazione.

Io me lo immagino quel professionista bravissimo che dà le ultime dritte ad Alessandra prima dell’intervista del Corriere. Quel povero professionista bravissimo che non ha idea della mole di mer** che sta per abbattersi su di lui alla velocità del Senna dei tempi migliori.

Il signor Mario (nome di fantasia), sa perfettamente che far vincere una candidata non di destra in Veneto è un’impresa disperata. E, diciamocelo, anche per questo ha scelto di intraprenderla, perché se non fosse ambizioso non sarebbe lì dov’è. Sa di essere tra i migliori nel suo campo, e vuole dimostrarlo. E così ha passato le notti a studiare con il suo team le strategie per fare il miracolo…
Eccolo lì, il signor Mario, che sta per lasciare Alessandra Moretti tra le grinfie di quei crudeli giornalisti assetati di scoop. Sì, ok, è un po’ spaventato perché un po’ la conosce, e quando lei, con tono più civettuolo che realmente interessato, gli chiede un ultimo consiglio le risponde: “Solo uno, Alessandra: non dire cazzate”. Spera che questo monito basti, il povero signor Mario. Forse è questo il suo unico errore.

Quando lei pronuncia “ladylike” il signor Mario si mette le mani nei capelli e bestemmia dei sconosciuti, pensa di fare fagotto e fuggire a Cuba, gettando al vento anni di studio esperienza e carriera. Pensa a tutti i modi in cui potrebbe uccidere la Moretti, lì, in diretta. Poi si ricompone, e comincia a elaborare un piano per tamponare i danni. Immediatamente contatta il sarto della sua arcigna maestra elementare per un briefing. Prende appunti mentali.
spiral-notebook-381032_1280– Fino a fine campagna niente manicure
– Cerette attentamente dosate, niente brasiliana che non si sa mai
– Chiedere una consulenza per l’abbigliamento anche al padre della sua cuginetta 14enne siciliana (in un momento in cui la lupara non è a portata di mano)
– Avvicinarla all’ideologia estetica di Elio per quanto riguarda le sopracciglia

Mentre compone questo elenco mentale, Alessandra esce.
“Allora – mormora civettuola – come sono andata?”
E lui, sorridendo a denti stretti: “Alessandra, le luci degli studi televisivi ti sbattono. Facciamo che per quest’anno in TV non ci andiamo più, eh.”

Alessandra non lo sa, ma la sua vita è salva per un pelo.

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